VACCINI: cosa occorre sapere

14/09/2020by Staff Leva

L’arrivo dell’autunno segna l’inizio della profilassi antinfluenzale, quest’anno ancora più sentita a causa del Covid 19, con il dilemma di molti: vaccino sì o vaccino no?

Per cercare di fugare dubbi e perplessità facciamo un riepilogo su ciò che bisogna sapere.

Cosa sono i vaccini e cosa contengono? I vaccini sono strumenti universalmente riconosciuti di prevenzione delle malattie infettive. Agiscono stimolando il sistema immunitario dell’organismo a difendersi contro il germe che causa la comparsa di una determinata malattia. I vaccini sono costituiti dagli stessi germi patogeni della malattia che vengono però inattivati in laboratorio. In questo modo perdono la capacità di provocare la malattia, ma conservano quella di generare una risposta nel nostro organismo, che produce anticorpi speci­fici contro quelle infezioni.

Perché bisogna vaccinarsi? Perché oltre a proteggere il singolo individuo, le vaccinazioni limitano la diffusione delle malattie infettive all’interno di una comunità: sono in grado pertanto di proteggere anche i soggetti non direttamente vaccinati. Maggiore è il numero di chi si vaccina, minore sarà la circolazione del germe responsabile della malattia e quindi minore il numero delle persone che si ammaleranno. Sono diverse le malattie infettive oggi debellate grazie alla diffusione dei vaccini.  

Chi deve vaccinarsi? Per quanto destinate in gran parte all’infanzia e all’adolescenza, le vaccinazioni possono essere indicate in qualsiasi età della vita. Sono fortemente consigliate a tutti i soggetti appartenenti alle cosiddette “categorie a rischio”, cioè a chi si trova in una condizione di potenziale o effettiva debolezza; le vaccinazioni destinate a queste categorie sono spesso proposte dal medico curante ed eseguite dallo stesso medico o presso gli ambulatori vaccinali, come ad esempio in occasione della campagna antinfluenzale.  

È possibile prevedere eventuali reazioni avverse ai vaccini? Non esistono accertamenti di laboratorio in grado di prevedere o prevenire reazioni avverse conseguenti alla somministrazione dei vaccini. Il medico curante e il personale dei centri vaccinali possono però identi­ficare preventivamente le situazioni che controindicano temporaneamente o per sempre la somministrazione del vaccino, o comunque le situazioni che richiedono prudenza nell’iniziare o continuare la vaccinazione.

Perché vaccinare già dai primi mesi di vita? Si vaccinano i bambini dal compimento del secondo mese di vita per garantire la protezione migliore e più precoce contro le malattie infettive. Il sistema immunitario è ­sin da allora suf­ficientemente maturo per rispondere con ef­ficacia al vaccino. Al contrario, ogni ritardo nell’inizio delle vaccinazioni aumenta l’esposizione al rischio di infezioni.

Vaccini obbligatori, perché? In passato, l’obbligatorietà e la gratuità delle vaccinazioni hanno rappresentato uno strumento per garantire l’uniformità nell’accesso ai servizi e agli interventi di tipo preventivo, in attuazione dei principi di precauzione e universalità di accesso ai servizi sanitari. Sebbene negli ultimi quindici anni sia stato intrapreso un percorso culturale per un approccio alle vaccinazioni, che mirava all’adesione consapevole e volontaria da parte dei cittadini a tale strumento preventivo, a partire dal 2013 si è registrato un progressivo trend in diminuzione del ricorso alle vaccinazioni, sia obbligatorie che raccomandate. Tale fenomeno ha determinato un calo della copertura vaccinale al di sotto del 95%, soglia raccomandata dall’OMS per la c.d. “immunità di gregge”, per proteggere, cioè, indirettamente anche coloro che, per motivi di salute, non possono essere vaccinati.

Nel concludere, è bene ricordare che non esistono Paesi con malattie eradicate. Anche se le malattie prevenibili con i vaccini sono diventate poco frequenti in molti Paesi, gli agenti infettivi che le causano continuano a circolare in alcune parti del mondo. In un mondo globalizzato, questi agenti possono attraversare i confini geografici e infettare chiunque non sia protetto. Nell’Europa occidentale, per esempio, a partire dal 2005 si sono verificati focolai di morbillo in popolazioni non vaccinate in Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e Svizzera.

Il successo della società dipende dalla cooperazione di ogni individuo al fine di assicurare il bene di tutti.

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Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il rapporto dottore-paziente; si raccomanda al contrario di chiedere il parere del proprio medico prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.

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