Viaggio nel tempo alla scoperta dei farmaci

20/09/2017by Staff Leva

Sin dalla nascita i farmaci hanno vegliato su di noi, ma forse non tutti conoscono le straordinarie e curiose vicende che gli stessi possono raccontare e come sono entrati nella nostra vita per migliorarla o salvarla.

Mi spiego, chi oggi teme le febbri puerperali o la tubercolosi? Per fortuna, nessuno. E quanti riescono a immaginare l’urlo della stampa al termine della Seconda Guerra Mondiale per l’incredibile scoperta degli antibiotici?

Ecco, ciò che vorrei fare è portarvi con me in un meraviglioso viaggio nel tempo per entrare nel vivo delle storie e scoprire assieme come sono nate alcune delle medicine di uso più comune.
Questo però senza dimenticare che, al di là degli aneddoti e curiosità, questi medicinali hanno davvero cambiato la vita dei malati di ieri e continuano a fare la differenza ancora oggi.

Il primo personaggio della nostra vicenda è l’acido acetilsalicilico. Ma tranquilli, non inizieremo in questa sede una noiosissima lezione di chimica, il nome roboante nasconde un farmaco comunissimo: stiamo parlando dell’aspirina.
Niente paura quindi, perché spesso è più facile di ciò che potrebbe sembrare, dietro a questi nomi scientifici e di non facile pronuncia si cela spesso qualcosa di più semplice. Un po’ come accadeva per i giocatori brasiliani degli anni Ottanta (chi ricorda Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira?).

Ma torniamo all’acido acetilsalicilico, il nome riconduce subito a una pianta, il salice. Allo stesso modo aspirina ricorda spirea, altra pianta ricca del principio attivo.

Queste due piante sono utilizzate sin dai tempi antichi contro il dolore, la febbre e le malattie reumatiche. Mentre Erodoto nelle Storie (440 a.C.) narra di un popolo più resistente alle malattie che era solito ingerire foglie di salice, Ippocrate (padre della medicina) spiegava come dalla corteccia del salice si poteva ottenere una polvere capace di ridurre gli stati febbrili.
Allo stesso tempo, dall’altra parte del mondo, gli indiani americani le utilizzavano per gli stessi scopi.

Nel Medioevo l’uso di beveraggi ottenuti dalla cottura della corteccia di salice, permane nella cultura popolare. Tuttavia il salice è anche la materia dell’arte del vimine e i Principi, per proteggere questo artigianato, vietavano ai loro sudditi di raccogliere i rami dei salici e sanzionano questo divieto con pesanti multe.

La riscoperta di questo rimedio avviene con il giungere delle Guerre Napoleoniche. In questo periodo il blocco continentale privava l’Europa del chinino (usato per curare le febbri e importato dall’America Latina) e si è quindi tornati all’utilizzo della corteccia del salice.

A metà dell’Ottocento la sostanza attiva, la salicina, viene isolata in cristalli mentre alla fine del secolo la cura entra nella spirale industriale che il secolo porta con sé. Il marchio viene infatti depositato in Germania e prodotto in serie, da qui l’inizio l’incredibile ascesa del prodotto.

A dirla tutta questo farmaco, così troppo comune da sembrare importante, nasconde proprietà ed effetti che ancora oggi non sono stati del tutto chiariti.

Alla prossima!

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